mercoledì 3 febbraio 2016

Drink tea and read books...weekly. #8

Innanzitutto ringrazio Antonella per avermi ospitata nel suo blog. Il tè che ho scelto è un grande classico, ma nel mio mondo è Il Tè: Earl Grey di Twinings. Consumo molto tè e l’Earl Grey di Twinings accompagna le mie giornate; assaporare l’Earl Grey è per me estremamente rassicurante. Veniamo a noi. Si tratta di tè nero aromatizzato con olio essenziale di bergamotto ricavato dalle scorze di questo agrume che dona al tè un sapore bilanciato. Questa tipologia di tè è un grande classico, il suo nome deriva da Charles Conte di Grey, primo ministro britannico dal 1830 al 1834, che lo ricevette in dono; attorno alla scoperta da parte del Conte di Grey di questo tè sono state alimentate numerose leggende reperibili facilmente sul web. I tre aggettivi che scelgo sono: rassicurante, aristocratico, bilanciato.

Rassicurante: Viaggio in Portogallo di José Saramago.

"Questo Viaggio in Portogallo è una storia. Storia di un viaggiatore all'interno del viaggio da lui compiuto, storia di un viaggio che in se stesso ha trasportato un viaggiatore, storia di un viaggio e di un viaggiatore riuniti nella fusione ricercata di colui che vede e di quel che è visto... Prenda il lettore le pagine che seguono come sfida e invito. Faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto, presti minimo ascolto alla facilità degli itinerari comodi e frequentati, accetti di sbagliare strada e di tornare indietro, o, al contrario, perseveri fino a inventare inusuali vie d'uscita verso il mondo. Non potrà fare miglior viaggio." Una "guida" anomala che va oltre la geografia di un paese amato, per addentrarsi nella psicologia di un popolo. Un invito a perdersi, più che a trovare la strada.

José Saramago accompagna il lettore nella sua terra, il Portogallo. Questo libro si colloca a metà strada tra il diario di viaggio e una riflessione sul significato del viaggiare. Saramago è una guida perfetta, rassicurante, evocativa, che conosce perfettamente la sua terra. Il lettore ha modo di scoprire da casa propria angoli sconosciuti e sottovalutati di un paese che ancora conserva carattere, semplicità e genuinità. 

Aristocratico: I Melrose di Edward St. Aubyn.

Il protagonista è l’alterego dell’autore, le vicende del libro infatti si rifanno ai ricordi dell’autore che in momenti diversi della sua vita scrive e pubblica i diversi libri di cui è composta l’opera. Di seguito la sinossi tratta dal sito di Neri Pozza, la casa editrice:

St Aubyn ritrae il personaggio di Patrick Melrose, impegnato tenacemente a porre fine alla sua esistenza abusando di alcol e droga, e l’irresistibile galleria di titolati snob, ubriaconi, dementi, tiranni e tossicomani che lo circondano, come nuovi demoni della contemporaneità, in una maniera che è a un tempo così disperatamente moderna e così armoniosamente classica da spingere una scrittrice come Alice Sebold a dichiarare che I Melrose «sono un capolavoro del XXI secolo, e St. Aubyn è uno dei più grandi prosatori di lingua inglese». Nel primo romanzo, Non importa, David Melrose, padre sadico e autoritario, uccide i sogni e le fantasie del piccolo Patrick, mentre la madre, persa in una nebbia di alcol e rimpianti, non si avvede di nulla. In Cattive notizie, ventiduenne e tossicodipendente, Patrick si reca a New York per raccogliere le ceneri del padre, e vaga per le strade della metropoli a caccia di eroina e in fuga dai ricordi. Nel terzo, Speranza, libero dalla dipendenza, durante un estenuante party in una residenza della campagna inglese, Patrick si ritrova combattuto tra il disgusto per il mondo e il desiderio di lasciarsi alle spalle la crudeltà sregolata dell'adolescenza e aprirsi alla vita e al perdono. Nel quarto, Latte materno, Patrick è alle prese con le promesse infrante e gli inaspettati slanci filantropici della madre. Quattro romanzi, sorretti da uno stile infallibile e da una rara penetrazione psicologica.

I Melrose è un libro formidabile e permette di entrare nella vita del protagonista seguendo il percorso di “guarigione” da numerosi eventi dolorosi della sua vita. Sullo sfondo della vicenda il vuoto dell’aristocrazia inglese che in parte a mio avviso concorre al dolore di cui è costellata la vita del protagonista. L’aspetto che più mi ha colpito di questa saga è stato vedere come in ogni libro il mondo interno del protagonista evolve in maniera processuale e come questo sia rappresentato molto bene anche dal diverso registro narrativo scelto dall’autore in ogni libro.

Bilanciato: Quello che non ti ho mai detto di Celeste NG.

E’ un libro che ho appena terminato e che mi ha tenuta incollata alle pagine, di seguito la sinossi tratta dal sito di Bollati Boringhieri.

È una scena che abbiamo visto spesso al cinema e nelle serie TV: la madre apre la porta della camera della figlia e la trova vuota, il letto intatto. Si teme subito il peggio. Si chiede agli amici, ai vicini, poi si chiama la polizia. La sedicenne Lydia Lee viene ritrovata morta, annegata nel lago vicino a casa: è stata uccisa? E da chi? Oppure si è trattato di un incidente? Perché è uscita di notte? Tutte domande che continuano a tenere il lettore con il fiato sospeso, come in un romanzo giallo. Ma presto altre domande si insinuano nella sua mente, molto meno esplicite ma altrettanto inquietanti. Siamo in una cittadina del Midwest, in una famiglia normale, tranne che per la sua composizione: Marylin, la madre americana, James, il padre di origine cinese. Man mano che l’autrice toglie, con estrema delicatezza, un velo dopo l’altro alla loro storia, di coppia e individuale, il lettore continua a interrogarsi. Anche se ben presto emerge il vero volto dell’«assassino»: il razzismo. Esplicito quello della madre di Marylin, che ha troncato ogni rapporto con la figlia dopo il suo matrimonio; sottile e mai espresso quello di Marylin stessa; strisciante e ipocrita, ma letale, quello della cittadina che ospita la famiglia senza mai veramente accoglierla. Il «non detto» è quello dei genitori di Lydia, e l’adolescente non ne è la sola vittima. Le ragioni complesse della sua morte emergeranno alla fine, ma non meno disastroso è l’effetto che quel silenzio ha avuto sugli altri due figli, un diciottenne pronto a partire per Harvard, e una bambina molto attenta alle dinamiche della famiglia e della città. Quello che rende eccezionale questa storia, e ne spiega l’enorme successo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è il talento dell’esordiente Celeste Ng nel «dire» e «non dire», nello svelare senza inutile enfasi le radici profonde di una tragedia famigliare solo in apparenza ordinaria.

Si tratta di un libro che bilancia molto bene i temi di cui vuole parlare (razzismo, legami familiari, aspettative, “non detti”) ma anche gli aspetti psicologici dei legami familiari con il mistero della morte della ragazza e con il contesto storico-sociale in cui avvengono le vicende. 


Ho terminato di raccontarvi ciò che il mio tè preferito mi ispira, ora vi saluto e mi vado a bere una buona tazza di Earl Grey!

Chi ha scritto il post? Cristina, appassionata di libri e chissà quante altre cose, blogger e una delle follower "storiche" di questo blog. Potete trovarla nel suo blog Letture di tutti i colori oppure su Facebook nella pagina omonima.

2 commenti:

  1. Accidenti, I Melrose sono in wishlist da una vita! Ogni volta che li ritrovo citati da qualche parte mi tornano in mente, ma puntualmente passano in secondo piano... Dovrò decidermi prima o poi.

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    1. Mi ha colpito tantissimo quel libro, infatti prima o poi leggerò l'ultimo capitolo della storia che Neri Pozza ha pubblicato singolarmente. St. Aubyn scrive davvero bene, penso di leggere anche l'altro suo libro extra Melrose.
      Grazie per aver letto il post :)

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