lunedì 22 dicembre 2014

IntervistAutore #7: Claudio Piras Moreno.

Nuovo appuntamento con "IntervistAutore". Oggi sono molto orgogliosa di potervi presentare l'intervista a Claudio Piras Moreno. Leggete cosa mi ha raccontato.


Nome, Cognome, Età.
Claudio Piras Moreno, 38 anni.

Professione.
Portiere di notte.

Aspirazioni professionali.
Scrittore, editor, traduttore.

Raccontaci qualcosa di te.
Credo sia poco interessante parlare di me, inoltre sarebbe molto difficile farlo, non saprei da dove iniziare, e mi sentirei persino presuntuoso. Come se a qualcuno potesse importare di sapere della mia vita: un perfetto sconosciuto! È già difficile occuparsi e interessarsi delle persone che ci stanno accanto. E poi che poca cosa raccontare di sé, meglio cercare di raccontare di qualcosa di più vasto, importante, o di un sasso.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Il mio libro preferito è L'uomo che ride. Credo lo sia perché parla di lotta contro i soprusi e la miseria; perché parla d'amore oltre l'apparenza e le difficoltà più nere della vita, un amore pur perseguito a costo di tutto. È un romanzo forte, crudele e commovente. Di riflesso il mio autore preferito è proprio Victor Hugo, di cui ho amato tutti i romanzi.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Credo sia nata quando al tempo delle elementari la mia maestra, Vitalia Tegas (amata e ricordata da tutti), venne a trovarmi in ospedale (vi fui ricoverato per un attacco d'asma) portandomi un libro di Mark Twain, non lo lessi, ma lei ci rimase talmente male che dopo decisi di dedicarmi il più possibile alla lettura. Infine nei temi che ci dava cercavo di impegnarmi al massimo per fare bella figura, ma anche perché i temi che ci dava mi piacevano. Erano a tema libero e potevamo dar pieno sfogo alla fantasia.

Alla fine hai scelto di dedicarti alla lettura, ma hai più letto il libro di Mark Twain che ti aveva portato la tua maestra? 
Sì certo, fu uno dei primi che lessi appena rientrato a scuola, subito dopo l'autobiografia di Martin Luther King, che scovai in casa mia dentro un mobile e che mi emozionò moltissimo.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Dai sedici anni, quando oltre a continuare a scrivere poesie iniziai il mio primo romanzo, un fantasy, ne scrissi due terzi nel giro di un anno. Non lo finii, per questo dovettero passare altri sedici anni, ma perché nel frattempo erano nati in me altri interessi e il fantasy classico non lo sentivo più appartenere al mio mondo, anche se non l'ho mai rinnegato.

Quali generi letterari ti appartengono maggiormente? E cosa ha sostituito il fantasy classico?
Amo un po' tutti i generi, e continuo a non disprezzare il fantasy, sopratutto se scritto bene. Amo la fantascienza, i libri di spionaggio, i classici in generale, la poesia, la filosofia, l'economia, la psicologia. I miei autori preferiti sono: Dostoevskij, Tolstoj, Nabokov, Bulgakov, Kafka, Stendhal, Verne, Hugo, Balzac, Proust, Maupassant, Sartre, Camus, Buzzati, Calvino, Svevo, Emilio Lussu, Grazia Deledda (che amo), Sergio Atzeni, Carlo Levi, Vassalli, Salvatore Satta, Pasolini, Neruda, Esenin, Baudelaire, Mario Benedetti, Alfonsina Storni, Shakespeare, Jerome, Steinbeck, Hemingway, Philip K. Dick, Ray Bradbury, Asimov, Tolkien, Thomas Mann, Freud, Fromm, Goethe, Melville, Philip Roth e Joseph Roth, John Le Carrè, Mo Yan, Haruki Murakami, Yasunari Kawabata, José Saramago, Petronio, Amartya Sen, Schumacher, John K. Galbraiht, e mille altri. Insomma la letteratura d'autore, se così si può definire.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Il primo romanzo che ho scritto, come accennato è Il crepuscolo dei gargoyle, di questo libro posso dire che c'è molta avventura, è un crescendo che culmina nel finale. Ci sono anche tante descrizioni, personaggi particolari e scene molto movimentate. 
Il secondo romanzo è stato Il Signore dei sogni, questo non è propriamente un fantasy, c'è un po' di tutto, metafisica, filosofia, psicologia, scienza e quant'altro. Parla di un'entità che vive nel mondo onirico, che ha assoggettato tutta l'umanità e la tiene soggiogata, almeno nel sonno; e parla di alcune persone che scoprono la sua presenza e cercano di sconfiggerlo, senonché, a complicare il tutto, intervengono due altre entità di cui non si capisce la natura. Due bambine, una minacciosa e aggressiva, e l'altra la cui sola presenza destabilizza tutto il mondo onirico. Per questo romanzo ho ideato varie teorie sui sogni, sul pensiero e sul tempo. È un romanzo onirico nel modo in cui è stato concepito, scritto e per i temi di cui tratta.
Successivamente ho completato una raccolta di poesie, Mare d'ombre, ci sono solo le poesie a me più care, tra cui una decina scritte in spagnolo e tradotte da me stesso a fronte. 
Poi c'è stato Macerie, questo è il romanzo a cui tengo di più, se non altro per il modo in cui è scritto e per le tematiche affrontate. Ho cercato tra le pagine di combinare, l'amore per la natura, che ho sempre sentito fin da piccolo, la poesia, e i grandi problemi dell'uomo. Io credo che attualmente uno dei problemi che affligge l'umanità, e lo farà sempre di più, è quello degli sconvolgimenti climatici. Macerie parla di un'alluvione che distrugge un intero paese, un paese che già da tempo andava perdendo la sua identità. Sotto le sue macerie viene trovato un uomo ancora vivo a distanza di sette giorni dalla frana, ma non si sa chi egli sia, né come sia sopravvissuto... l'uomo inizia a raccontare storie del paese distrutto, ma le storie che racconta non coincidono con quanto gli altri sopravvissuti ricordano. Si crea allora un clima di attesa e di ricostruzione della “storia” attraverso i racconti di vari personaggi di cui l'ultimo superstite parla, e alla fine si delinea la verità; e, sopratutto, il paese scomparso pare ritornare a vivere, le persone sopravvissute, “colpevoli”, paiono espiare le loro colpe. 
Macerie l'ho poi tradotto in spagnolo facendomi aiutare nella correzione da alcune giornaliste madrelingua.

Come mai hai scelto di tradurre il tuo romanzo, Macerie, proprio in spagnolo? 
Perché così me lo sono potuto tradurre io riservandomi la facoltà di decidere come meglio rendere ogni singola frase. Lo spagnolo è senz'altro la lingua straniera che conosco meglio, anche perché mia madre è spagnola, infatti quel Moreno l'ho rubato a mia nonna, persona che ho ammirato tantissimo. Era una donna d'altri tempi che ha fatto di tutto per i figli, che ha patito e sofferto di tutto, ma che fino all'ultimo ha sempre pensato agli altri. Nella vita si è privata d'ogni cosa. Aveva una grande forza, credo fosse la persona più forte che io abbia mai conosciuto.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
I romanzi sono stati tutti e tre pubblicati da degli editori, ma per i primi due le esperienze sono state disastrose, per fortuna poi sono riuscito a svincolarmi da quelle case editrici e ora Il Crepuscolo dei gargoyle e Il Signore dei sogni me li sono pubblicati da solo. Mentre per Macerie le cose sono andate molto diversamente. Appena finita la prima stesura del romanzo, tre anni fa, ho provato a mandarlo ad alcuni editori, così, giusto per iniziare a saggiare il campo. Lo mandai a quattro editori e a un'agenzia letteraria di cui avevo letto in internet. A distanza di tre mesi mi chiamò per primo Armando Curcio proponendomi un contratto di pubblicazione, ma tale contratto non mi convinceva. Il giorno dopo (incredibile, di solito le risposte mi arrivavano sempre con il contagocce, o almeno, per gli altri romanzi era stato così) mi chiamò Vicki Satlow, la titolare dell'agenzia che avevo contattato. Infine, anche se le cose non sono andate proprio come sperato (Vicki mandò Macerie a tutti i più importanti editori italiani che le risposero cose del tipo che Macerie era troppo letterario per uno sconosciuto o che non vedevano un mercato per un libro così), alla fine decise di pubblicarlo lei con la sua neonata (allora) casa editrice, la VandA.epublishing, e finora sono abbastanza soddisfatto, anche se è difficile farsi strada.

Secondo la tua personale esperienza, nel 2014, ha ancora senso cercare una casa editrice disposta a pubblicarti oppure il self-publishing è un'alternativa più che valida? Tornassi indietro, pubblicheresti subito da solo i tuoi primi due lavori?
Sì, ha ancora senso perché io credo che la professionalità di certe case editrici un autore da solo non può averla. Un autore per quanto bravo a scrivere ha bisogno di un correttore di bozze, magari anche di un editor e di tanto altro. Non ci si può improvvisare, altrimenti il risultato sarà poco professionale. Per quanto riguarda i primi due lavori tornando indietro me li ripubblicherei io, ma il terzo no. Sono contento d'aver pubblicato con dei professionisti.

Infine, la fatidica domanda: e-book o libro cartaceo?
Credo che per me il supporto non sia tanto importante, l'importante è il contenuto, solo che purtroppo non ho ancora un lettore ebook, quindi leggo sopratutto i cartacei.

Io ringrazio Claudio per essersi prestato a quest'intervista e per averci svelato un po' del suo mondo di scrittore. Se volete avere maggiori informazioni o seguirlo, questo è il suo profilo Twitter

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